“Berthe Morisot” su TSD

Recensione di Laura Pitzalis su Thriller Storici & Dintorni

Con il romanzo “Berthe Morisot – Le luci, gli abissi” edito da Scrittura & Scritture, Adriana Assini ci regala, ancora una volta e sempre in modo stupendo, la figura di una donna coriacea, indipendente che lotta in un’epoca fortemente maschilista, contro ostacoli e pregiudizi derivanti dal suo essere una donna, per giunta una donna della buona borghesia cui è riservato, come tradizione, essere una buona moglie e madre. Ma lei non desidera altro che dipingere, vuole che la pittura sia la sua professione, vuole di più e per ottenere questo combatte contro ogni compromesso soprattutto quello matrimoniale.
Un romanzo che definirei “impressionista” ma non perché parla di questa corrente artistica sviluppatasi in Francia nella seconda metà del XIX secolo, ma perché, come questi artisti, Adriana Assini “dipinge” nel racconto la realtà così com’è, come si mostra nell’evolversi degli eventi rendendolo, come accade nello stile impressionista, movimentato, fluttuante. Per questo non ci racconta solo la Berthe Morisot pittrice ma la Berthe donna, approfondendo e svelando il suo aspetto più intimo e umano. E non ci parla solo dell’entourage noto degli impressionisti ma anche di quello fatto di relazioni, di legami interpersonali dai risvolti più umani che artistici.
Con il suo stile fluido, avvolgente, estremamente curato e poetico, l’Assini, infatti, ci fa immergere in un mondo, dove non è solo l’arte a muovere le fila, ma anche e soprattutto il valore dell’amicizia, amicizia tra persone diversissime tra loro per carattere, stile artistico, aspirazioni, che nemmeno le incomprensioni, la guerra e la morte riescono a spezzare.
Con Degas, Renoir e Monet, Berthe stabilì un solidissimo rapporto contrassegnato da reciproca stima, proficui scambi d’idee e di esperienze artistiche. Vedendosi assiduamente, mantennero per tutta la vita, l’abitudine di scriversi molto spesso, con qualsiasi pretesto. Quando Berthe, a soli cinquantaquattro anni morì di polmonite, furono proprio loro, gli amici impressionisti, che assieme al grande poeta Mallarmé si presero cura di sua figlia, all’epoca ancora adolescente.
Pagine di pura raffinatezza, memorabili sono quelle che l’autrice ci offre parlando del rapporto tra Berthe e Eduard Manet: una “corrente elettrica”, uno sfiorarsi l’anima. A legarli è una segreta attrazione e una forte rivalità, s’incontrano senza toccarsi, si tormentano per quello che non può accadere. Una relazione intensa e totale che va oltre la semplice carnalità, fatta di slanci e di ripiegamenti.
La storia appassionata e avvincente di una grande artista, ma al contempo una fonte d’informazioni sulla vita e il costume nella Francia della metà del XIX secolo, su una Parigi fin de siècle, sui locali di ritrovo, come il famoso caffè Guerbois, dove si vive l’esplosione di grandi eventi culturali, dove brulicano artisti e pittori in cerca di nuovi orizzonti espressivi. Vivacità sconvolta dalla guerra Franco Prussiana per la quale la Francia piangerà la miseria e la scomparsa di generazioni di uomini e intellettuali. Un evento storico che Adriana Assini ci racconta con una prosa ricca di particolari, portandoci in una Parigi occupata dai prussiani, facendoci camminare tra sangue, fango e carcasse, in mezzo alle barricate del popolo rivoluzionario. Ci fa marciare, tra il sibilare di pallottole, in “una splendida alba di liberazione”, con i dimostranti guidati dalla “Vergine Rossa”, Louise Michel, partecipare alla nascita della Comune e assistere al massacro di civili e rivoluzionari della “semaine sanglante”.
Un romanzo che mi ha incantata, colto e ricco di rimandi storici e artistici, mai noioso ma sempre godibile grazie all’ironia di piccoli aneddoti che servono all’autrice per tracciare il personaggio. Così abbiamo un Rossini che cucina dei maccheroni per Dumas o un Degas polemico, irascibile, con quella sua arietta di superiorità e le sue battute graffianti, che si rifiuta di sedersi a una tavola adornata con vasi di fiori o vicino a signore intrise di profumo e guai a far girare cani e gatti per la casa in sua presenza! E scopriremo il perché dell’“ossessione” di Paul Cezanne nel dipingere le mele.
E poi l’emozionante finale, pagine sublimi di Amicizia e Amore:
“… Faceva uno strano effetto vedere quel pugno di ragazzi di un tempo, ora con la barba bianca, mentre seppellivano una di loro … Avevano passato insieme gli anni più eccitanti … Sembrava ieri che s’erano conosciuti a qualche mostra o a qualche convito, e invece, da un quarto di secolo, bazzicavano gli stessi sogni oltre che gli stessi ritrovi. Nel bene e nel male, erano amici veri. E se quel giorno Julie piangeva a dirotto la morte di sua madre, non doveva però sentirsi né orfana né sola, perché la sua nuova famiglia non l’avrebbe mai abbandonata, e si fregiava dei nomi di Claude, Edgar, Pierre-Auguste, Stephane.

 


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